(…) Michelangelo Conte è uno di quei rari pittori che unisce a questa chiarezza di visione artistica una non meno limpida coscienza etica, identificandosi in lui l’uomo artista con l’artista uomo. Questa unità di sentimenti è cosa spontanea tanto nel suo modo di vita, come in quello del suo pensare, che del suo creare.
Michelangelo Conte potrebbe andare sotto braccio con Leonardo: la pittura per loro è “cosa mentale”.
(…) La vita delle forme, nelle sue opere risponde alla eco emotiva e sonora di un suo mondo interiore. Tutto è distinzione qualitativa: la linea diventa architettura, la geometria misura. In lui il vecchio espediente del “pittoricismo” è bandito dalla insuperabile suggestione delle leggi costruttive della geometria intesa quale scienza dialettica delle proporzioni e dei rapporti.
L’arte di Michelangelo Conte, sostenuta da un senso ritmico, spaziale e timbrico del colore, si avvia verso le nuove vie dell’arte concreta e puntualizza i canoni dell’arte del nostro tempo.
Enrico Prampolini, 1955
(…) Michelangelo Conte porta innanzi da anni una ricerca serissima sulla strutturalità, la spazialità intrinseca della materia: ma in una direzione personale, che certamente tiene conto di Burri e di Fontana, anche se poi s’inoltra in una problematica tutta diversa, e precisamente nella problematica del costituirsi della materia stessa in valore di oggetto. E’ una conseguenza logica: la scoperta e la lettura della spazialità interna della materia, sentita quasi come una possibilità di evoluzione o di elezione della materia stessa, non possono non condurre all’oggetto e alla poeticità dell’oggetto. Anzi, è lo stesso contatto umano, come scelta iniziale e operazione, che opera nella materia questo processo di alchimia, che la trasforma, la purifica, mette in luce la legge della sua organizzazione interna: ma ciò che Conte sente con una acutezza rara è che questo processo di trasformazione e di elezione non è un processo organico, bensì un processo indotto nella materia dal sentimento e dal fare dell’uomo. Per lui, infine, la realtà della materia non è che un dato di fatto: la vita della materia non è altro che la vita umana inevitabilmente legata alla materia del mondo, e l’evoluzione, il progresso della materia non si compie se non nella presenza e nell’operazione dell’uomo “storico”.
Giulio Carlo Argan, 1963
UNO IN DUE, 1987 - rilievo, lamine metalliche e pittura su cartone, cm. 100x100